Il Gennargentu rappresenta il più vasto complesso montano della Sardegna, le cui vette raggiungono le massime altezze con Bruncu Spina (1.829 m.), Punta Paulinu (1.792 m.) e Punta La Marmora (1834 m.) da dove, nelle giornate più limpide, si possono toccare con lo sguardo tutte le coste dell'isola. Il massiccio costituisce il corpo centrale cui si legano i monti circostanti della Barbagia.
   
 
Il paesaggio si presenta come un mosaico di rilievi, pascoli, canyon, vallate, foreste e boscaglie, dove la natura ha ancora il suo dominio tra paesaggi suggestivi, alberi patriarchi, scroscianti cascatelle d'acqua limpida e fresca, voli lenti e maestosi di aquile reali. E' questa la Terra della Barbagia-Mandrolisai che raccoglie, come in un immenso mosaico, superbe montagne e morbide colline, tassi millenari e castagneti, monumenti preistorici e leggende. L'intero territorio conta in tutto non più di ventidue mila abitanti e dentro i suoi confini si confrontano e si intrecciano tradizioni, culture, modelli di vita, attività economiche caratterizzate dall'antico legame con la natura aspra e imponente della montagna.
   
 

Oltre i 1.200 metri, si estendono ampi prati mentre, più in alto, subentra l'ambiente rupestre; molto belli sono i prati nei quali si respirano il profumo penetrante del timo, quello intenso dell'elecriso accompagnati da macchie di varie specie di ginestre che in epoca della fioritura danno una marcata pennellata di un giallo vivo che ne esalta il paesaggio come una firma d'autore. Scendendo di quota, a circa 1000 metri, nella fascia delle querce, resistono alcuni esemplari di roverella, di quercia virgiliana e della rarissima "quercia congesta". Ancora più sotto, nelle pendici più riparate, resistono boschi di leccio con macchia a corbezzolo, ginepri, fillirea e terebinto; il resto del territorio è occupato da campi coltivati e pascoli segnati da siepi di rovo, prugnolo e altri arbusti e cespugli; in qualche area, è presente anche la sughera con sottobosco a "cisto". Splendide le fioriture di peonia, di genziana e di rosa selvatica, ma diffusissimi anche i funghi.

   
 
   
 

   
   

 

Eventi geologici e variazioni climatiche hanno favorito l'affermarsi di alcune specie e la scomparsa di altre in una continua lotta per l'esistenza che le piante attuano per la conquista di nuovi spazi e per il mantenimento di quelli già conquistati. E' questa l'affascinante battaglia che ci permette di poter ammirare tanta diversità biologica in territori spesso apparentemente simili.

 

 
La flora della Sardegna è particolarmente ricca di oltre duemila specie. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la nostra Isola è ricca di eventi geologici e la sua flora ha risentito nel tempo e risente tutt'ora dell'Isolamento dovuto all'insularità. Questo fatto comporta una minore possibilità, per le piante femminili, di venire a contatto col polline di un maggior numero di piante maschili della stessa specie o di specie vicine e si concretizza con una minore possibilità di poter, mutando, dar luogo a specie differenti.

Stupendi per la loro maestosità, i boschi di quercia, di castagno e di noccioli che occupano ancora, nonostante i tagli dissennati, gli incendi e le malattie, superfici di una certa importanza. Tra questi boschi appaiono di tanto in tanto degli appezzamenti più o meno vasti coltivati generalmente a frutteto e particolarmente a vite o a ciliegio, che formano uno strano contrasto con la vegetazione spontanea circostante. Il sottobosco, le rocce ombreggiate da siepi ed i muretti divisori sono letteralmente ricoperti di edera che con i suoi fusti si aggrappa ai tronchi degli annosi alberi e raggiunge così la sommità della loro chioma e con essa la luce sufficiente che le consente di fiorire.

Fornire un quadro completo della vegetazione del territorio summenzionato, ricco come si è detto, di tante diversità geologiche, podologiche e climatiche che ne hanno resa più complessa la sua realtà vegetazionale anche in funzione dei numerosi e vasti interventi umani, non è cosa facile.

I paesaggi vegetali più rappresentati sono:
-Il leccio, che è una specie vegetale ad elevata valenza ecologica e come tale riesce facilmente a dar luogo a formazioni boschive sia in presenza di diversi substrati podologici che in differenti condizioni climatiche.
Nel Mandrolisai e nella Barbagia di Belvì, i boschi di leccio raggiungono altitudini superiori a 1000 metri assumendo un vero e proprio aspetto montano accompagnandovi a formazioni di agrifoglio , tasso, acero trilobo, bagolaro, ornello e roverella, oltre che con elementi mesofili quali carpino nero e nocciolo. Nell'area di queste Leccete s' insediano in seguito ad interventi antropico, castagneti e noccioleti che convivono con millenari agrifogli e tassi conferendo al paesaggio autunnale di tali siti una aromaticità unica in Sardegna in cui, predominano le formazioni vegetali e sclerofille sempreverdi tra le quali l'olivastro, il corbezzolo, l'erica, il cisto e le filliree.

Molto ricca la fauna, anche se ha subito sensibili riduzioni e, in alcuni casi, gravi estinzioni, come quelle del cervo e del daino sardo, dell'avvoltoio monaco e del gipeto.
Quella che ancora resiste è comunque eccezionale:
a cominciare dal muflone, uno degli animali simbolo della Sardegna, molto simile ad una pecora selvatica con un mantello bruno rossastro. Il maschio, si presenta con una sella bianca, particolarmente evidente nel periodo invernale con uno specchio anale più pallido e ventre chiaro, ciò che caratterizza il maschio della specie, sono le corna che, si presentano cave e spiralate all'indietro mentre, per la femmina sono ridotte a piccoli abbozzi. Si tratta di formazioni permanenti che incominciano a comparire già dal secondo, quarto mese d'età. Il loro accrescimento, non è continuo durante tutto l'anno ma, rallenta ciclicamente nel periodo invernale determinando la formazione di anelli di crescita in base ai quali, è possibile risalire all'età dell'animale.

Nel cielo del Gennargentu vivono ancora le aquile reali, con alcune coppie nidificanti, i grandi corvi Imperiali e i falchi pellegrini; di grande interesse la presenza del gracchio corallino; legati all'ambiente boschivo sono invece gli astori e gli sparvieri, mentre la poiana s'incontra quasi ovunque. Nelle macchie alte e nei boschi vivono il picchio rosso maggiore, il colombaccio e la ghiandaia; nelle macchie fitte e tra le radure si trovano alcune brigate della bellissima pernice sarda; lungo i torrenti invece, è possibile ammirare il merlo acquaiolo.

I mammiferi comprendono un buon numero di predatori come il gatto selvatico sardo, la martora e la donnola, ambedue piccoli predatori che si differenziano soprattutto per le dimensioni, l'onnipresente volpe che grazie alla sua elevata capacità di adattamento frequentano ambienti assai differenti , ancora il riccio e la lepre sarda. Comune e cacciato da sempre, è il cinghiale,che risulta essere, la specie più numerosa del territorio. Nei boschi vivono ancora i ghiri, prede preferite della martora e un tempo cacciati anche dall'uomo. Numerosi gli anfibi e i rettili, con almeno dieci endemismi: dall'euprotto, alla raganella sarda, dai geotritoni alla lucertola di Bedriaga.
E' da rilevare tuttavia, che il territorio del Gennargentu ha, ancora oggi, la potenzialità di ospitare una grande varietà di specie animali, alcune delle quali esclusive dell' Isola facendo si che quest'area, rivesta ancora una rilevante importanza nel patrimonio faunistico sardo.