E' una Chiesetta campestre situata a meno di 3 km dal paese, s'innalza proprio nella località proto sarda di ‘Perda Dudda' ed è fondamentalmente ritenuta la prima parrocchia. Le prime notizie scritte riguardo la Chiesetta, risalgono al 1604 e in origine, era detta di San Gemiliano. Durante le varie fasi di ristrutturazione, ricordiamo soprattutto quella del 1922 quando furono trovati nelle vicinanze dei resti ossei e, una particolare pietra a forma di imbuto scavata nella roccia, larga circa un metro e profondo il doppio, contenente anch'essa resti ossei quasi polverizzati. La mano dell'uomo, volle però che questa venisse dispersa e distrutta senza che nessuno potesse effettuare alcun rilievo e quindi stabilirne l'effettivo utilizzo. Dalla forma si presume che potesse trattarsi di una Fonte Battesimale risalente al tempo in cui si praticava ancora il rito dell'immersione ma, i resti ossei rinvenuti all'interno, fanno pensare

 
     
       
   
   
anche ai riti degli indigeni pratosardi o dei sardo-punici che, persino nel primo secolo d.C. continuarono a sacrificare i loro più teneri figli nell'imminenza di un grave pericolo pubblico.

   

La vita della Santa:
Nata nel 275 ad Antiochia di Pisidia, una delle città più fiorenti dell'Asia Minore, era figlia di un sacerdote pagano. Alla morte della madre, la bimba venne affidata alle cure di una balia Cristiana che la fecce Battezzare e la condusse alla Fede di nascosto dal padre. All'età di 15 anni quando il padre la riprese con se, si accorse ben presto che Margherita si rifiutava di adorare i riti pagani e, una volta che gli confessò di essere Cristiana, la caccio via di casa. Margherita, tornò volentieri dalla sua balia che, accogliendola come una figlia la mise a lavorare nei campi. Fu proprio lì che ebbe lo spiacevole incontro con il Governatore della provincia Olibrio che la chiese in moglie. La Santa, irremovibile nella sua Fede, negò la proposta e, al suo rifiuto, il Governatore la fecce imprigionare e torturare. E' durante la sua prigionia che il Demonio, apparendole nella forma di Drago, la tentò più volte ma, questo non bastò a farle cambiare idea, la Santa infatti, rimase irremovibile nelle sue idee continuando a rifiutarsi di offrire incenso agli dei pagani .

   
   
Viene condannata alla decapitazione il 20 Luglio 290 all'età di soli 15 anni. Subendo uno dei più atroci martiri, Margherita venne dichiarata Beata da Papa Leone X nel 1516, diventando Martire. Santa Margherita, festeggiata nel paese la seconda domenica di Giugno è oggi considerata una fra i 14 Santi Ausiliatori perchè invocata come protettrice della Partorienti. Si narra infatti che durante la prigionia, il Demonio, travestito da Drago, la mangio ed essa, riuscì a liberarsi e ad uscire dal ventre grazie alla croce che teneva tra le mani. Le reliquie della Santa arrivarono in Italia grazie ad un pellegrino italiano: Agostino da Pavia.
   
   

   

Situata alla periferia del paese, affiancata all'omonimo cimItero, ora in disuso, era un tempo una Chiesa campestre perchè lontana dal centro abitato ma ora, inclusa nell'area urbana. La chiesa, di costruzione relativamente semplice, è tuttavia molto antica ed è costruita interamente in legno.
Viene utilizzata poche volte l'anno in particolare nella settimana Santa

 
 

 

La vita del Santo:
Nato nella metà del III secolo da madre milanese e padre di Norbona, nella Francia Meridionale, arrivò a Roma nel 270 per intraprendere la carriera militare, fino a diventare nel 283 Tribuno della Corte Pretoria. Stimato da Massimiliano e da Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano, Sebastiano si avvalse della loro amicizia per recare soccorso ai cristiani incarcerati, ai condotti al supplizio e riuscire a convertire militari e nobili della corte. Mentre prestava soccorso a due detenuti cristiani, Marco e Marcellino, Sebastiano venne scoperto e condannato ad essere trafitto dalle frecce dei suoi commilitoni che credendolo morto, lo abbandonarono perchè le bestie si cibassero di lui. Fu invece la provvidenza a mandarle una Pia donna che accorgendosi di essere ancora vivo, lo curo e lo risanò delle sue ferite. Il martirio di Sebastiano però, non fini qui fu Diocleziano per la seconda volta ad ordinare di flagellarlo a morte e poi di gettarne il corpo in una delle più antiche condotte fognarie. L'abbandono dei corpi dei Martiri senza sepoltura, infatti, era visto dai pagani come un castigo supremo, credendo così di poter trionfare su Dio e privare loro della possibilità di una resurrezione. Apparso in sogno alla Matrona Lucina, il Martire, indicò però il luogo dov'era approdato il cadavere ordinandodi seppellirlo nelle C atacombe, oggi chiamate di San Sebastiano.

Risalente al 1500, essa, contiene due altari in legno ridipinti nel 1830, un organo del 1700 ed ornamento della parrocchia è la croce d'argento con un pregevole lavoro del 1600-1620.
Nell'antica navata, si aggiunsero di volta in volta irregolari cappelle laterali e la primitiva copertura del tetto con trabeazione a vista, fu restaurata nel biennio 1910-1911. Nel recinto della Parrocchia e dell'oratorio del Rosario si seppellivano i morti fino alla legge sulla sanità pubblica del 20 marzo 1865.
Il patrimonio parrocchiale aveva 4 distinte amministrazioni: la prima, amministrava i beni appartenenti direttamente alla parrocchia, la seconda era quella preposta a quelli del Legato Pio, la terza, era denominata del SS .Sacramento, la quarta era la Cappella del Rosario. Ogni amministrazione era affidata ad un Procuratore, sotto la direzione di un Parroco.

 
La parrocchia costruì nell anno 1869 essendo Rettore Sebastiano Porru da Tonara vice parroco Antonio Maria Arangino collaboratori il sindaco Onorato Marras e altri esecutore Battista Mura da Tonara
 
 

La vita del Santo:
Nasce il 13 Novembre 354 a Tagaste in Tunisia da padre pagano Patrizio e dalla madre cristiana, Monica, diventata anch'essa Santa perchè considerata il modello e la Patrona delle madri Cristiane. La sua conversione al Cristianesimo, fu propiziata dalle amorose premure e dalle lacrime della madre, che riesce persino a convincerlo a separarsi dalla donna con la quale convive da 14 anni e che gli ha persino dato un figlio, Adeodato.
I sermoni di Sant'Ambrogio e gli incontri con un vecchio sacerdote San Simpliciano lo portano a gettare i primi passi verso una conversione al Cristianesimo e quindi al Battesimo.

 

La sua conversione giunge a maturazione in un episodio singolare e misterioso per lo stesso Agostino che trova nelle parole dell'Apostolo Paolo <<Non vi fatte travolgere dalla carne e dalla sua concupiscenza>>. Intenzionato a creare una comunità per Monaci in Africa, Agostino decide di tornare in Patria con la madre ma, esaudite le sue preghiere, Monica si ammala improvvisamente di una febbre maligna che la porta alla morte il 27 agosto 387all'età di soli 56 anni. Tornato ad Ippona, Agostino viene nominato sacerdote ed in seguito Vescovo. Nel 429 mentre Ippona è assediata dai vandali, il Santo si ammala gravemente per poi morire il 28 agosto del 430 all'età di 76 anni. Il suo corpo sottratto ai vandali durante l'incendio e la distruzione di Ippona, viene trasportato a Cagliari da Fungenzio di Ruspe, verso il 508-517 circa insieme alle reliquie di altri vescovi Italiani, verso il 725 il suo corpo fu di nuovo trasportato a Pavia nella Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro.

 
Oggi Sant'Agostino viene visto come colui che risollevò le sorti della Chiesa grazie alle sue conoscenze di maestro, teologo e filosofo, moralista e apologista, santo e polemista. Sant'Agostino, patrono di Belvì, viene festeggiato il 28 Agosto.
 
 

Il bastione basaltico di Pitz'e Pranu che sovrasta il paese di Belvì, un tempo ricoperto d'edera, cela ancora oggi il grande segreto delle origini del nostro paese. Situata sotto il monte, infatti, una grotta, intorno all'anno 1960 ha restituito reperti del Neolitico tra cui un frammento di una piccola Olla dal corpo globoide. Oggi il monte, viene visitato non solo perchè risulta essere uno dei più suggestivi punti panoramici del paese ma anche come luogo di culto. La Statua della Madonna, infatti, posizionata nella punta più alta del monte, viene venerata il 31 Maggio di ogni anno con un pellegrinaggio. Ai piedi della statua, possiamo ancora osservare una parte della vecchia statua che andò distrutta a causa di un fulmine nel 1964.

 
                     

 

Posta ai piedi dell’abitato di Belvì e sotto il caratteristico profilo del monte Texile troviamo la stazione ferroviaria.
Il 1° luglio 1883, dopo circa 20 anni di progetti e lavori, la rete della Ferrovie dello Stato era conclusa.
A Belvì, possiamo osservare la galleria più lunga di tutta la Sardegna con 1.999 metri.