La Chiesetta venne costruita come voto, in tempo di contagio e fino al 1750, rimase ospizio dei Padri Trinitari. Della struttura originaria, che si presentava con massicce muratura prive d'intonaco e all'esterno, realizzata con pietrame schistoso, legato con accenni di malta di fango, oggi, ne rimane solo l'arcata d'accesso delimitata da conci di trachite rossastra scanalati e redentati e sormontata con dei motivi di carattere naturalistico e popolare.
   
   
         
 
La vita del Santo:
Nato nella metà del III secolo da madre milanese e padre di Norbona, nella Francia Meridionale, Sebastiano, arrivò a Roma nel 270 per intraprendere la carriera militare, fino a diventare nel 283 Tribuno della Corte Pretoria. Stimato da Massimiliano e da Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano, Sebastiano si avvalse della loro amicizia per recare soccorso ai cristiani incarcerati, ai condotti al supplizio e riuscire a convertire militari e nobili della corte. Mentre prestava soccorso a due detenuti cristiani, Marco e Marcellino, Sebastiano venne scoperto e condannato ad essere trafitto dalle frecce dei suoi commilitoni che credutolo morto, lo abbandonarono perchè le bestie si cibassero di lui. Fu invece la provvidenza a mandarle una Pia donna che accorgendosi di essere ancora vivo, lo curo e lo risanò delle sue ferite. Il martirio di Sebastiano però, non fini qui, fu Diocleziano per la seconda volta ad ordinare di fagellarlo a morte e poi di gettarne il corpo in una delle più antiche condotte fognarie. L'abbandono dei corpi dei Martiri senza sepoltura, infatti, era visto dai pagani come un castigo supremo, credendo così di poter trionfare su Dio e privare loro della possibilità di una resurrezione. Apparso in sogno alla Matrona Lucina, il Martire, indicò però il luogo dov'era approdato il cadavere ordinandole di seppellirlo nelle catacombe, oggi chiamate per l'appunto di San Sebastiano.
   
                     
     
 

Si eleva su una scalinata al centro del paese ed è la Chiesa Parrocchiale di Meana. Il più antico documento in cui si cita la Chiesa, appartiene alla Diocesi di Oristano datato 17 gennaio 1341.La costruzione però, non evidenzia alcuna architettura riferibile al XIV secolo, infatti, gli elementi decorativi e soprattutto un iscrizione posta nel timpano triangolare del portale, attestano che il monumento risale al 1589. Nella facciata principale, ad incorniciare il portale, si trovano le esili colonnine scolpite con capitelli fitomorfi, tutti con diverse decorazioni derivate dallo stile romano, sormontate da un architrave e inquadrate da colonnine su alti piedritti a timpano. Nella facciata della Chiesa di Meana non appare il rosone di tradizione gotica bensì una finestra

   
 
quadrata dove si ripetono gli stessi elementi del portale sottostante, con la particolarità dei due protomi di animali fantastici sui quali poggiano le colonnine laterali.
Nei 400 anni di vita del monumento si sono succeduti molteplici interventi architettonici che hanno modificato per buona parte la struttura dell'intero organismo costruttivo tramandandone la forma attuale. L'edificio, presenta tre navate fiancheggiate da 7 cappelle ed un presbiterio quadrato. La cornice, è arricchita da incisioni decorative di chiaro influsso aragonese, motivi floreali, roselline, nicchie, ed archi inflessi.
I lavori per la costruzione della Torre campanaria iniziarono nel 1653, alta circa 30 metri ha subito nel corso degli anni vari interventi di consolidamento. L'area attigua alla struttura chiesastica fu adibita a cimitero fino ai primi anni dell'Ottocento.
La festa patronale di San Bartolomeo viene celebrata il 24 agosto.
   
 
 
La vita del Santo: E' uno dei 12 Apostoli che seguirono Gesù.
A causa del supplizio cui sarebbe stato condannato, si vede spesso raffigurato mentre viene scuoiato con un coltello in mano. Nato a Cana di Galilea, fu condotto da Gesù dall'apostolo Filippo.
 
Dopo l'ascensione del Signore è tradizione che egli abbia predicato il Vangelo nell'India. Fu scorticato vivo dai barbari e con la decapitazione compì il Martirio. Il suo Sacro corpo fu trasferito prima nell'isola di Lipari, quindi a Benevento e infine a Roma nell'Isola Tiberina. E' patrono dei macellai e dei conciatori e si fecce riconoscere tra il popolo per la sua facoltà di guarire i malati e gli ossessi. La festa di San Bartolomeo è stata accolta nel calendario Romano nel 1568 ed è ricordata il 24 agosto. I suoi attributi sono: il libro, il rotolo dello scrittore, la bandiera, il coltello per scuoiare e spesse volte il bastone da pellegrino terminante a forma di croce.
 
                 
 
 

Le prime notizie riguardanti la Chiesa, risalgono al XV secolo, e, fonti certe affermano sia stata costruita in onore della Trasfigurazione del Santo.
Attualmente, la facciata principale, presenta un piccolo loculo ottagonale sovrastante il portale d'accesso e un campanile a vela di ridotte dimensioni.
La ricorrenza viene celebrata dal 7 all'11 di settembre.

 
La vita del santo:
San Salvatore, festeggiato a Meana in onore della Sua Trasfigurazione, fa rivivere il 6 agosto di ogni anno il grande mistero riportato nei Vangeli Sinottici.
Gesù, parlava spesso ai Discepoli del Regno di Dio e della sua seconda venuta nella Gloria però, sapeva anche che alcuni di loro non sarebbero morti finché non avrebbero visto il Figlio dell'uomo venire alla Gloria del Padre Suo. Trascorsi sei giorni da tale confessione, Gesù, prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte sul monte Tabor dove si mostrò Loro ricoperto di luce nuova. Il Suo volto risplendette come il sole e le Sue vesti divennero candide come la luce mentre, apparivano a parlare con Lui, Elia e Mosè.
Secondo il calendario Orientale, la Trasfigurazione viene festeggiata il 6 Agosto ed, è usanza, che in quel giorno vengano benedetti i frutti della stagione, soprattutto l'uva che va a costituirne il frutto benedetto per eccellenza, in Occidente invece, oltre al 6 agosto, si è preferito aggiungere una seconda celebrazione prima di Pasqua, la seconda domenica di Quaresima seguendo la cronologia della vita di Gesù.
                 
 
 

Fu un mecenate meanese che, agli inizi del XX secolo, volle costruire non molto distante dalla distrutta struttura originaria, l'attuale Chiesa di San Francesco.
Una lastra marmorea murata all'interno ci ricorda il nome e la data.
L'edificio, inserito in una cortina di abitazioni emerge per la pretenziosità formale della facciata coronata da un piccolo campanile a vela in trachite, forse recuperato dall'antica struttura.

 
 
La vita del Santo:
Nasce in Spagna nel 1506, da una nobile famiglia di Xavier in Navarra. Per sfuggire alla sconfitta e alla miseria, si rifugiò in Francia, per studiare teologia alla Sorbona di Parigi.
 
Durante i suoi studi letterari, nel collegio di Santa Barbara, conosce un giovane spagnolo, Ignazio di Loyola con il quale, costituirà il primo nucleo della compagnia di Gesù.
 
Ordinato prete nel 1537 con i voti tradizionali di povertà, castità e obbedienza, iniziò la sua opera di evangelizzazione partendo nel 1541 in India dove rimarrà per dieci anni. Il suo desiderio di portare Cristo ad ogni uomo però, fu così grande che, ben presto intraprese nuovi viaggi per andare verso gli infedeli che si trovavano ancora in uno stato semi selvaggio. Dopo mille vicende, riuscì ad arrivare in Giappone e poi in Cina dove, arrivato a cento miglia da Carton si ammalò e morì il 3 dicembre 1552 a soli 46 anni. Fu sepolto nella Chiesa dei Gesuiti di Goa, ma, il suo braccio destro fu inviato a Roma dove, si conserva dal 1614 in un reliquiario della Chiesa di Gesù. Fu canonizzato insieme a Sant'Ignazio di Loyola da Papa Gregorio XV, il 12 maggio 1622. La Chiesa Cattolica ne celebra la festività il 3 Dicembre e viene considerato il Patrono delle Missioni.
                 
 
 

La piccola Chiesetta, si sviluppa con ambiente unico di forma rettangolare. Il concio di Chiave, dell'attuale portone, riporta incisa la data 1962.
Dell'impianto preesistente non rimane più alcuna traccia.

 
La vita del Santo:
Antonio, nasce a Coma in Egitto, una località sulla riva sinistra del Nilo, intorno al 251. E' figlio di agiati agricoltori cristiani e ben presto, rimane orfano prima dei 20 anni con un patrimonio da amministrare e con una sorella minore a cui badare. Ben presto però, Antonio, sentì il dovere di seguire l'esortazione evangelica, così, diede i suoi beni ai poveri e affidò la sorella ad una comunità femminile. Nei primi anni, fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi che lo assalivano sulla validità della vita che lui condunceva così, consigliato da altri eremiti, si staccò in modo ancora più radicale dal Mondo. Si rinchiuse, infatti, coperto da un rude panno, in una tomba scavata nella roccia nei pressi del villaggio di Coma dove, si narra che qui sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio. In seguito, Antonio si spostò nel Mar Rosso sul Monte Pispir, dove esisteva una fortezza romana abbandonata con solo una fonte d'acqua. Era il 285 e vi rimase per ben 20 anni nutrendosi solo con del pane che gli veniva calato due volte l'anno. In questo luogo egli, proseguì la sua ricerca di totale purificazione, però furono le persone che, volendolo con loro, abbatterono le mura del fortino liberando il Santo. Antonio da quel momento si dedicò a lenire i sofferenti, operando guarigioni e liberazioni del demonio. Morì ultracentenario il 17 Gennaio del 357, nel deserto di Tebaide pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento. Il luogo in cui il suo corpo venne deposto, divenne conoscenza di tutti quando ci venne tramandata la sua vita dall' amico e discepolo Sant'Atanasio, da quel momento, la tomba divenne subito oggetto di venerazione da parte dei fedeli, che ne edificarono una Chiesa e un Monastero. Oggi Sant'Antonio è considerato il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto ad un maiale che reca al collo una campanella. La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani avevano ottenuto il permesso di allevare i maiali all'interno del centro abitato perchè il grasso di questi animali venisse usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant'Antonio, una malattia molto simile ad una bruciatura, causata da un intossicazione alimentare dovuto da un fungo che spesso contamina la segale.
                 
 
 

A quota 674 s.l.m, su di una collina a nord est del paese, si erge la piccola Chiesetta campestre di San Lussorio. L'area circostante denominata ‘ Su acu ‘e is domos ', si presenta molto ricca di reperti, testimonianza questa, di una frequentazione umana del luogo già in tempi lontanissimi.
L'edificio attuale, ricostruito di recente e di piccole dimensioni non mostra alcuna tracci dell' edificio preesistente. Si sviluppa con ambiente unico di forma rettangolare, scarsamente

 
illuminato da piccole finestrature quadrangolari. Nell'altare in pietra vi è inserito l'antico fregio circolare che conchiudeva la chiave di volta del portale di accesso dell'antica Chiesa di San Francesco Saverio.
 
La vita del Santo:
San Lussorio, nasce a Cagliari nella seconda metà del III secolo, precisamente circa l'anno 270 d.C. Apparteneva ad una distinta famiglia e fu educato secondo i principi della religione Pagana. Nel più bel fiore dei suoi anni , Lussorio abbracciò la carriera militare e, con il passare degli anni, si dichiara Cristiano. Una tradizione antica, sostiene che San Lussorio, dopo aver rinunciato a tutti gli oneri della sua carriera militare si sia ritirato per qualche tempo in una grotta a Monteleone, accusato poi di essere Cristiano, venne condotto alla presenza del preside Delosio, probabilmente nella città di Fordongianus e, fu proprio lì che il Santo soffrì il primo Martirio, dal quale però, non ebbe la morte. Riprendendosi nelle forze continuò a predicare la parola del Signore. La sentenza di morte, pronunciata dal preside Delosio, venne eseguita nelle vicinanze di Cagliari presso Selargius. Era l'anno 304 d.C.
                 
 
 

Presumibilmente bizantine, delle Chiese, non restano che esili tracce murarie ed il ricordo nella memoria popolare.
Ciò che resta della chiesa di Sant' Elena si trova a circa 500 metri dal nuraghe ‘Su Nuraxi'. La chiesetta era posta in un ripiano vallivo di natura schistosa, al centro di questo pianoro oggi, si apre una piccola radura ancora chiamata ‘sa prazza ‘e cresia' .
Attorno al tratto murario si notano a nord-est frammenti embrici di colori varianti dal giallastro al rosastro che paiono essere ciò che resta della copertura. Sono questi frammenti e cumuli di pietre sparse di medie dimensioni, per lo più si tratta di lastrine di schisto. Una triste annotazione, in palese contrasto con gli antichi registri parrocchiali del ‘600 che riportano con cura, con i nomi degli incaricati, i lavori di manutenzione dei due edifici sacri.
Entrambe queste Chiesette, o meglio ciò che resta di esse, sono poste non lontano da importanti costruzioni nuragiche.