Appartenente al Giudicato d'Arborea, fecce inizialmente parte della Curatoria della Barbagia di Meana e nel XIV secolo fu unito alla curatoria del Mandrolisai.
Nel 1388 Belvì è presente nel trattato di Pace tra Eleonora D'Arborea e l'Aragona fu così, che passo sotto gli Aragonesi e fecce parte della Signoria della Barbagia di Belvì fino al 1839 anno in cui fu riscattato.
E' proprio in quegli anni che il paese,arricchito dalla bella vallata di 'S'iscara', un territorio occupato da un folto frutteto di ciliegi, peri, meli, castagni, noci e noccioli, si presenta come uno dei più graditi giardini della Sardegna.
Oggi Belvì, con i suoi 700 circa abitanti, su un territorio di 18,10 kmq, possiede ancora quelle bellezze naturalistiche di un tempo.
Sovrastata dal grande monte di Pitzu 'e Pranu,

Rocca senza uguale alta e bella

D'e dera unu coro t'as formadu

De Belvie sess'eterna sentinella

(Nicolau Mura)

nel territorio, è ancora possibile ammirare il “forno della calce” e il “forno delle tegole”, una delle maggiori occupazioni economiche del paese del 1900.
Non meno importanti per valore storico culturale sono le “domus de Janas”, presenti nel territorio in diversi punti, tutte facilmente raggiungibili ma perfettamente occultate nel bosco circostante. Particolarmente bello e suggestivo risulta essere il centro storico del paese, percorribile attraverso strette stradine in selciato o sampietrini, molte delle quali terminanti a vicolo cieco. In questi ultimi anni, attuando una politica di valorizzazione dei materiali naturali, quali pietre e legno, si è cercato di promuovere le iniziative di restauro in tale direzione, in primis con opere pubbliche, quali l'intera strada principale del paese, dove al normale manto bituminoso sono stati sostituiti i sampietrini ed il granito così come l'anfiteatro comunale, realizzato all'aperto.